monte brione
Elenco Vie
giopia
Via artificiale sul Monte Brione, aperta da Paolo Calzà, Lino Celva e Mauro Giovanazzi nel 1990 e ristrutturata da Calzà e Danny Zampiccoli nel 2013.
- Lunghezza: 110 m
- Difficoltà: 6a
- Materiale: corde da 60, staffe
VIA LA BEFANA
Primi salitori: Giuseppe e Giuliano Leonardi il 6 gennaio 1995
Sviluppo: 160 metri sino al punto in cui si immette sulla via “Gnaccarini-Bosio”; poi altri 100 metri in comune con quest’ultima
Difficoltà: VI+
L’attacco è in prossimità d’una evidente placca a destra della via “Gnaccarini-Bosio”. Si sale con quattro tiri di corda da 40 metri su placche a buchi (spit e catena alle soste). Con il quinto tiro si raggiunge, nel punto dove è posizionato il libro di via, la “Gnaccarini-Bosio” che si segue sino in vetta.
- Lunghezza: 260 m
- Difficoltà: VI
VIA L'AURORA NEL DIEDRO
Primi salitori: Alberto Tonoli in solitaria nell’aprile 1997
Materiale: 1 corda 50 metri ; friend n. 1-2 (non indispensabili)
Difficoltà: dal III al VI+
La via sale alla destra del grande diedro che solca quasi l’intera parete SE e, dopo la pioggia, resta a lungo bagnata.
Dal rifugio Pirlo ( 1160 m ) si segue l’itinerario 3.18.1 sino ad incontrare il sentiero proveniente da Collio Valle Sabbia. Si prende quest’ultimo per un tratto abbandonandolo poi (ometto) per deviare a destra raggiungendo la base della parete (ore 0.40) a destra del grande diedro e a sinistra di alcune piante.
L1 – Si sale direttamente un diedrino per poi piegare a sinistra, superare una placca e risalire un altro diedrino; si obliqua a sinistra verso un albergo e poi si sale direttamente sostando su uno spuntone (S1, 50 m , VI+, 3 chiodi, 1 friend, 1 spit).
L2 – Si piega a destra per pochi metri, si risalgono alcune placche e si supera un tetto (S2, 40 m , IV, VI+, 2 chiodi, 2 spit). Si sale più facilmente superando poi una placca (S3, 30 m , V, III, 2 chiodi, 2 spit).
L3 – Si piega a destra sotto un tetto che poi si supera per raggiungere una placca, si giunge sotto uno strapiombo dove si piega a sinistra verso la parte più alta del grande diedro che solca la parete (S4, 30 m , VI+, V+, 5 chiodi, 3 spit).
L5 – Per terreno più facile si raggiunge una cresta dove si prosegue (S5, 30 m , IV-,III, 2 chiodi). Si prosegue sulla crestina sempre meno ripida (S6, 25 m , IV-, III, 1 chiodo).
L6 – Dopo uno spuntone si sale su una ripida placca (IV-) oltre la quale si prosegue (II) quasi in piano (S7, 30 m , 3 chiodi). Poi per facile cresta sino in vetta.
- Lunghezza: 240 m
- Difficoltà: VI
VIA DELL'ORA
Dislivello 200 m 6 tiri di corda
Difficoltà: AD – II e III un tratto di IV+ – evitabile
Esposizione: Sud
Tempo di salita: 1.30 – 2.00 ore
Periodo: Tutto l’anno
Attrezzatura: Normale dotazione alpinistica. Corda da 50 m. In via sono presenti i chiodi di sosta e di rinvio.
Accesso: la Via Dell’ Ora è la prima che si incontra percorrendo la base della parete da destra a sinistra, faccia a monte.
Salita
Si sale la bella placca di roccia scura, appoggiata e lavorata, fino a raggiungere la sosta attrezzata con 2 fix, situata leggermente sulla sinistra, S1, 45 metri, II e III.
Si continua verticalmente per placca nera e più compatta, III+ raggiungendo e poi seguendo una scanalatura che verso sinistra conduce alla sosta in comune con quella della via Peler, S2, 45 metri, II+ e III+.
Si supera il facile canalino per poi proseguire diritti per placca e con divertente arrampicata si raggiunge la sosta posta sotto una cengia erbosa ed un gruppo di alberelli, attrezzata con un fix. S3, 45 metri, II e III-.
Si prosegue ora su placca facile, ma con molte scaglie malsicure, e mirando al soprastante “palone” ci si sposta a sinistra per superare un corto boschetto, alberello con segno rosso, fino a raggiungere un fix con bollo rosso, S5, 50 metri, II+.
A questo punto si può, salendo tra gli arbusti, raggiungere in breve il sentiero di rientro, oppure salire a destra e superare direttamente il muro di sostegno del palone, 1 fix, passaggio di IV- oltre il quale in ogni caso si raggiunge il sentiero di discesa, S6, 20 metri, facile, oppure un passo di IV-.
- Lunghezza: 250 m
- Difficoltà: IV
VIA GIGIAT
Primi salitori: Alberto Damioli in solitaria il 28 dicembre 1996
Ritorno in doppia.
- Lunghezza: 35 m
- Difficoltà: V
VIA 30 LUGLIO 1988
Primi salitori: Tiberio Quecchia in solitaria nel luglio 1998.
Difficoltà: VI+ in libera e A1
soste attrezzate
L’attacco si trova a sinistra della via “L’aurora nel diedro”.
Si sale per una placca verso destra (V) che porta in un diedro da risalire in centro (VI, passaggio A1) per poi uscirne a sinistra verso un albero (S1, 45 m ). Si supera un muro e si rimonta più o meno direttamente e poi si traversa a sinistra (IV) per superare un tetto, rimontare in una rigola (V) e superare un altro, più piccolo, tetto (S3, 45 m , V/V+). Si sale direttamente la placca sino al suo termine (S5, 20 m , IV+). Per terreno più facile si rimonta sulla cresta E )S6, 50 m , III) che si segue sino in vetta.
- Lunghezza: 250 m
- Difficoltà: VI
- Materiale: Per i passaggi in artificiale 2 piccoli cliff-hanger e 2 staffe.
VIA PELER
Difficoltà: AD – II – III brevi passaggi di III+ un tratto di IV- evitabile
Esposizione: Sud
Tempo di salita: 1.30 – 2.00 ore
Periodo: Tutto l’anno
Attrezzatura: Normale dotazione alpinistica. In via sono presenti i chiodi di sosta e di rinvio.
Accesso: la Via Peler è la seconda che si incontra percorrendo la base della parete da destra a sinistra, faccia a monte.
Salita
Si sale la bella placca appoggiata e lavorata sino alla sosta, S1, 45 metri, II e III.
Proseguire verticalmente superando la compatta placca, fino alla sosta, S2, 45 m, III e III+.
Si supera sulla sinistra il gradone che sovrasta la sosta per poi continuare per placca e con bella arrampicata in diagonale verso sinistra si raggiunge il fix di sosta posizionato sotto ad una cengia erbosa, S3, 45 metri, III.
Si supera la cengia e si prosegue su placca facile, ma con molte scaglie malsicure, mirando al soprastante “palone”, raggiunto un boschetto, alberello con segno rosso, lo si supera fino a raggiungere un fix con bollo rosso, S5, 50 metri, II.
A questo punto si può, salendo tra gli arbusti, raggiungere in breve il sentiero di rientro, oppure salire a destra e superare direttamente il muro di sostegno del palone, 1 fix, passaggio di IV- oltre il quale in ogni caso si raggiunge il sentiero di discesa, S6, 20 metri, facile, oppure un passo di IV-.
Discesa
Raggiunto il sentiero lo si segue a sinistra in discesa, ad un bivio tenere la sinistra, in circa 25 minuti si torna sulla carrareccia del Parco delle Busatte dalla quale in breve nuovamente all’attacco delle vie.
- Lunghezza: 200 m
- Difficoltà: IV
VIA YETI
Primi salitori: Alberto Damioli in solitaria il 15 dicembre 1996
Difficoltà: dal III al VI
Interamente protetta a spit, la via, da superare in aderenza, non arriva in vetta; ritorno in doppia.
Da poco sopra il sentiero che arriva dal rifugio Pirlo si attacca una placca dove si trova la scritta con il nome della via e dopo un tratto facile (III) si obliqua a sinistra e poi si continua direttamente (S11, 25 m, VI). Si traversa a sinistra per pochi metri e si prosegue obliquando sempre a sinistra sino ad una cengia erbosa (S2, V+).
- Lunghezza: 60 m
- Difficoltà: VI
VIA "CON UN TOCCO DI CLASSE"
Primi salitori: Tiberio Quecchia in solitaria nel marzo 1998 in tre giorni di arrampicata (un giorno con Alberto Tonoli, i primi due tiri)
230 metri con 5 tiri di corda e soste attrezzate
Tempo di salita: Ore 3-3.40
Lungo la via, su roccia aderentissima, pulita e particolarmente compatta, sono stati lasciati i chiodi delle soste costituite da catene.
A sinistra della placca della Via 30 luglio, si trova l’attacco.
Si sale la parete direttamente puntando ad una nicchia (S1, 40 m , IV, V+). Si sale a sinistra nel diedro (V) al cui termine alcune rigole conducono ad un tetto (IV-) che si supera e si traversa verso destra (S2, 40 m ). Si obliqua a destra alla base d’un tetto (IV+) che si supera (VI-) continuando in parete sino ad attraversare una cengia erbosa e salire un altro muro. (V); obliquando a destra in aperta parete si prendono due rigole che si rimontano sino al termine (S3, 45 m , IV+). Superare la placca salendo alcuni metri direttamente (V) sino alla base d’un tetto solcato da un canale; si supera il tetto alla sinistra del canale che poi si traversa (IV) piegando a destra e si obliqua lungamente a sinistra superando altri due muretti (S4, 50 m , V, IV). Traversando a sinistra si raggiunge la base d’uno marcato tetto, lo si supera, si sale verso destra in placca (IV) raggiungendo una pianta dove si piega a sinistra (V) per poi risalire l’ultimo muro (V+) e raggiungere la cresta E (S5, 50 m , IV) seguendo la quale si raggiunge la vetta.
Discesa: in corda doppia oppure si scende lungo la cresta est raggiungendo il Buco del Tedesco.
- Lunghezza: 230 m
- Difficoltà: VI
VIA VENTO DI PONALE
Dislivello: 220 m 5 tiri di corda
Difficoltà: AD III – III+ passaggi di IV-
Esposizione: Sud
Tempo di salita: 2.00 ore
Periodo: Tutto l’anno
Attrezzatura: Normale dotazione alpinistica. In via sono presenti i chiodi di sosta e di rinvio.
Accesso: Imboccato il sentiero con bolli arancione, lo si segue nel bosco per poi imboccare a sinistra una seconda traccia, che in breve conduce alle vie del settore sinistro della parete.
Salita
Si attacca la bella placca di solida roccia e si prosegue fino a raggiungere una zona mista ad erba che in ogni caso si supera senza problemi, S1, 50 m, III e III+.
Si continua con arrampicata più impegnativa per splendida placca e seguendo i numerosi chiodi si raggiunge la successiva sosta, S2, 50 metri, III+ e IV-.
Si prosegue verticalmente con passaggi interessanti fino alla sosta posta su di una larga cengia erbosa. S3, 30 metri, III.
Dalla cengia si procede superando verticalmente la placca seguente fino ad un fix posizionato sotto ad un gradino roccioso, ora diritti superando lo strapiombino, e la seguente breve placca, oltre la quale si continua per rocce scagliose, ma più facili, in direzione del traliccio, sostando appena oltre un boschetto, chiodo e bollo rosso, S4, 50 m, III+ II.
A questo punto si può, salendo tra gli arbusti, raggiungere in breve il sentiero di rientro, oppure salire a destra e superare direttamente il muro di sostegno del palone, 1 fix, passaggio di IV- oltre il quale in ogni caso si raggiunge il sentiero di discesa, S5, 20 metri, facile oppure un passo di IV-.
Discesa
Raggiunto il sentiero lo si segue a sinistra in discesa , ad un bivio tenere la sinistra, in circa 25 minuti si torna sulla carrareccia del Parco delle Busatte dalla quale in breve nuovamente all’attacco delle vie
- Lunghezza: 250 m
- Difficoltà: IV
VIE ORECCHIE D'ORSO
Primi salitori: Alberto Tonoli e Edoardo Rizza nell’aprile 1999
Difficoltà: VI/A1
I primi salitori hanno trovato, lungo i primi metri del primo tiro, un paio di chiodi a pressione di un probabile precedente tentativo.
Dal Rifugio Pirlo allo Spino ( 1160 m ) si cammina per 40 minuti sul sentiero dell’itinerario 3.18.1 raggiungendo la base della parete dove è scritto il nome della via. Si attacca una bella placca liscia per spostarsi a destra seguendo una scanalatura profonda (S1, 45 m , V-/IV, 3 spit). Si sale una seconda placca per poi piegare a sinistra con ottimi buchi per le dita verso un diedrino puntando ad un muro sulla destra (S2, 35 m , V/IV, 5 spit, 1 chiodo). Si prosegue obliquando a sinistra per un’esile fessura e poi su placca con scarsi appigli (S3, 30 m , VI/A1, 6 spit, usato un cliff dai primi salitori). Si segue una spaccatura per poi puntare diritti ad una lama che si rimonta, tenendone lo spigolo a sinistra (S4, 35 m , VI/A1, 6 spit e 1 chiodo). Discesa: si può continuare per facili roccette sino alla cresta sommitale oppure scendere in doppia lungo la via.
- Lunghezza: 150 m
- Difficoltà: VI
- Materiale: grado in artificiale A1
VIA GALAXIA
Primi salitori: Alberto Tonoli, Roberto Amadori e Edoardo Rizzi nell’aprile 1999
Difficoltà: dal IV+ al VI+
La via si immette, dopo il quarto tiro di corda, sulla “Gnaccarini-Bosio” con la quale si può arrivare in vetta; altrimenti il rientro si effettua in corda doppia lungo la via di salita. Tutte le soste sono ben attrezzate con spit e catena.
Dal Rifugio Pirlo allo Spino ( 1160 m ) si cammina per 40 minuti sul sentiero raggiungendo la base della parete dove è scritto il nome della via.
Si attacca al di sotto d’un grande tetto obliquando a sinistra e raggiungendone l’estremità alta a sinistra (S1, 40 m , IV+). Si prosegue in parete obliquando a destra all’inizio di alcune placche (S2, 30 m , V+). Si piega brevemente a sinistra per risalire il margine d’una placca, superare un piccolo diedro e poi continuare ancora su placca (S3, 40 m , V+). Ancora su placche si obliqua a destra raggiungendo la via “Gnaccarini-Bosio” nel punto dove si trova il libro di via di quest’ultima (S4, 30 m , VI+).
- Lunghezza: 140 m
- Difficoltà: VI
VIA GNACCARINI-BOSIO
Primi salitori: Ernesto Fantini e Giuseppe Leonardi nel giugno 1990
Difficoltà: V-
La via, segnata con bolli rossi, è dedicata a Sesto Gnaccarini Direttore della Scuola di alpinismo della sezione CAI Bozzolo e a Egidio Bosio scomparso presidente della sezione CAI di Salò. La salita segue una via molto logica, lungo un diedro-placca, dove gli ultimi tiri sono disturbati dalla vegetazione tanto che modernamente si preferisce salire solo sino al quinto tiro e poi calarsi in doppia. A metà parete si trova il libro di via, nello stesso punto dove giunge, da destra, la via ” La Befana “
Dal Rifugio Pirlo allo Spino ( 1160 m ) si cammina per 40 minuti sul sentiero dell’itinerario 3.18.1 raggiungendo la base della parete. La via attacca in un diedro inclinato (segni rossi) puntando ad un albero che si aggira a destra utilizzando alcuni spit per la sicurezza ( 30 m , III+ e V). Si prosegue su una bella placca che si supera obliquando prima a destra e poi a sinistra sino ad un altro albero ( 40 m, IV/IV+). Si prosegue sulla placca per una fessurina giungendo poi sotto ad uno strapiombo ( 20 m , IV+). Si sale direttamente lo strapiombo (V-) e si continua (IV+) su una placca ( 25 m ). Ancora su placca, adesso più facile si raggiunge la nicchia dove si trova il libro di via ( 25 m , III). Si prosegue direttamente per altri due facili tiri disturbati dalla vegetazione sino ad un piccolo strapiombo ( 35 m e25 m , II). Superato lo strapiombo si continua per un diedrino ( 30 m , III). Per gli ultimi due tiri di 25 metri su placca si sbuca proprio sotto la croce di vetta (III).
- Lunghezza: 280 m
- Difficoltà: V
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VIA ROGERWAY
Primi salitori: Alberto Tonolini e Roberto Amadori nel marzo 1998
Difficoltà: VI e A0
E una delle vie più frequentate ed apprezzate della parete sud delle Marmere. Tutte le soste sono ben attrezzate con spit e catena.
L’attacco (è scritto sulla roccia il nome della via) si trova alla sinistra della parte più bassa della parete, prima che questa ricominci a salire verso il Buco del Gatto.Si sale per un breve tiro alla base di un diedrino che si supera (S1, 25 m , V-, IV). Si obliqua a sinistra (III) e quindi a destra salendo poi una placca e raggiungendo alcuni alberi (S2, 50 m , III, IV). Si salgono diagonalmente a sinistra alcune placche, si supera uno strapiombo e poi una placca oltre la quale ci si porta sotto un tetto raggiungendo, a destra, la sua estremità più alta (S3, 50 m , V, VI+). Si obliqua a destra, si supera direttamente un tetto ed una placca (VI) raggiungendo (V) alcuni alberi (S4, 50 m , 2 chiodi). Si raggiunge verso sinistra la base d’una placca e la si risale sulla destra puntando verso alcuni alberi; si piega a sinistra e si effettua un pendolo nella stessa direzione riprendendo poi a risalire direttamente una serie di placche (S5, 50 m , V, VI, A0). Si sale direttamente giungendo alla destra di un tetto dove arriva anche la via “Profumo d’Oriente” (S6, 30 m , VI, V) e si spunta in cresta dove, a destra, si raggiunge la vetta.
- Lunghezza: 250 m
- Difficoltà: VI
- Materiale: 2 corde 50 metri ; 10 rinvii friend 2-3
VIA LA DIAGONALE DEI SOGNI
Primi salitori: Alberto Tonoli in solitaria nel novembre 1996
Difficoltà: dal IV al VI+
La via, che si snoda principalmente su placche compatte da superare in aderenza, si ricollega all?ultimo tiro della via “Profumo d’Oriente” ed è una delle arrampicate più frequentate ed apprezzate della parete sud delle Marmere. Le soste sono ben attrezzate con spit e catena.
L’attacco della via è segnato da una freccia e dal nome scritto alla base. Il primo tiro obliqua leggermente a sinistra per poi salire direttamente alla prima sosta (S1, 45 m , V, IV). I tre tiri successivi superano in aderenza una bella e lunga placca compatta (S2, 45 m , V, VI+; S3, 40 m , IV+, 2 chiodi; S4, 40 m , IV, V, 2 chiodi). Ci si porta alla base di un camino che si rimonta direttamente uscendone a destra (S5, 40 m , IV, VI, 2 chiodi). Obliquando a destra (V) ci si porta sulla via “Profumo d’Oriente” con cui si esce in cresta (S6, 20 m , 1 chiodo) da dove si continua a destra sino in vetta.
- Lunghezza: 230 m
- Difficoltà: VI
- Materiale: 2 corde 50 metri ; 8 rinvii
VIA DELLA GOCCIA D'ACQUA
Primi salitori: Renato Cobelli e Silvio Pedretti nel 1977
Tempo di salita: 6 ore
Via storica sul cui tracciato si è progettato di costruire una via ferrata, idea poi abbandonata anche se in loco restano, abbandonati ed arrugginiti, cavi metallici. La via, non più frequentata, sale a piombo dal punto in cui oggi si vede pendere un cavo metallico ed incrocia sia “La diagonale dei Sogni” che, nella parte alta, “Rogerway”, sbucadno sulla cresta.
- Lunghezza: 150 m
- Difficoltà: V
- Materiale: Materiale usato: 12 chiodi tutti lasciati comprese le soste
VIA PROFUMO D'ORIENTE
Primi salitori: Tiberio Quecchia in solitaria il 9 febbraio 1998 in vari giorni di arrampicata (in 2 giorni con Roberto Amadori)
Difficoltà: VII- obbligatorio e A1
(soste attrezzate con fix e catene)
Tempo di salita: ore 3.30/4
E’ stata definita la più bella via in assoluto delle montagne del Garda. Vari passaggi sono stati superati con l’aiuto di piccoli cliff-hanger, con www.tib.it , la via sinora più impegnativa tra quelle aperte su questa parete e supera una serie di grandi muri che obliquano scendendo da sinistra a destra della parete.
Il nome della via è segnato all’attacco. Si sale direttamente (VI-, VI+) per poi superare un muro (S1, 55 m , VII-). Si arriva alla base del muro successivo (VI+) e lo si costeggia alla base verso sinistra per qualche metro; lo si supera (V/VI) e, per un tratto si obliqua a sinistra (S2, 55 m ). Si salgono direttamente alcuni metri (VI+) e si piega a destra alla base d’uno strapiombo che si supera con l’aiuto di alcuni cliff (S3, 30 m , A1). Si arrampica alla sinistra d’un altro tetto che si supera nella sua parte alta a sinistra (V+) piegando poi a destra (S4, 45 m ). si sale obliquando a sinistra tra un boschetto ed un successivo tetto (S5, 60 m , dal V+ al VI). Per roccette (I, II), si raggiunge la cresta ovest e quindi la vetta.
- Lunghezza: 240 m
- Difficoltà: VII
VIA MARIOLINO
Primi salitori: Giuseppe e Giuliano Leonardi nel giugno 1991
E’ conosciuta anche con il nome di “Via dei cremonesi”. Si attacca nella parte sinistra della parete in corrispondenza d’una placca verticale (chiodo). Si sale quindi per un bel diedro di circa 120 metri dopo il quale si traversa verso destra su una fascia strapiombante raggiungendo la cresta ovest da dove si prosegue sino in vetta.
- Lunghezza: 220 m
- Difficoltà: V
VIA WWW.TIB.IT
Primi salitori: Tiberio Quecchia in solitaria in 6 giorni, terminata il 26 dicembre 1998
L’arrampicata è molto delicata e, nell’ultimo tiro, atletica; è con “Profumo d’Oriente”, la via sinora più impegnativa tra quelle aperte su questa parete. Le soste sono completamente attrezzate.
L’attacco si trova appena a sinistra della via “Big Foot”. Si sale ad una piccolissima cengia erbosa per poi rimontare, prima direttamente alcune placche e poi, alla sinistra di queste, entrare in un diedro che si risale sul fondo (S1, 35 m , V-, VI-, IV). Si continua nel diedro e se ne esce alla base d’un tetto che si supera dopo un breve traverso a destra; si continua a sinistra su placche sino alla base d’un altro grande tetto (S2,35 m, V+,V). Ci si tiene alla sinistra di questo per salire poi direttamente su placca alla destra della quale si supera una costola e si arrampica di nuovo su placca (S3, 35 m , V, V+). Si arrampica direttamente in placca uscendo ad un terrazzino (S4, 40 m , VI, VI-). Si piega a destra, si supera una costola, ci si porta alla base d’un tetto; lo si supera,si supera un tetto successivo e si raggiunge l’ultima sosta (S5, 50 m , Vm VI+, VII-, 2 chiodi). Per bosco e facili roccette si raggiunge la cresta ovest e quindi la vetta.
- Lunghezza: 65 m
- Difficoltà: VII
VIA PODAVINI-FUCINA
Primi salitori: Dario Podavini e Pietro Fucina il 1 novembre 1965
Difficoltà: ???
Materiale usato: 12 chiodi tutti lasciati comprese le soste
Tempo di salita: 6 ore
E’ la prima via aperta sulla parete sud delle Marmere e percorre una serie di placche inclinate accanto al marcato diedro che attraversa la parete, sbucando sulla cresta ovest nei pressi della vetta. Non ci sono altre informazioni.
- Lunghezza: 120 m
- Difficoltà: